"Dicono che per noi giovani qui non ci sia futuro,
mi chiedo perchè il futuro debba essere sempre altrove,da un'altra parte"
tratto da Acciaio di Silvia Avallone
divenuto film per la regia di Stefano Mordini
C'ero anche io,come tutti i giorni del resto. Li ho visti in faccia.
Volevo prendere il 36, fargli vedere quello stuolo di tetti che si affacciano sul mare.
Voglio che la veda con i miei occhi questa città, voglio che la respiri,come sto imparando a fare io.
Anche in questo periodo, quando il clima mite, si fa pungente e il vento diventa una lama fredda che ti sfregia la faccia, ho i miei modi per respirare un po' del suo sale.
Quando posso prendo un autobus.
Per necessità lo prendo poche volte,
sono fortunata, pochi passi dalla stazione e sono arrivata.
Non è come per i più, salire su un autobus per me significa concedersi tempo,
non avere l'ansia di arrivare
ma il vizio di poterlo perdere , o meglio la fortuna di farlo fruttare questo tempo.
Salgo,non mi preoccupo di dove vado ma solo di quello che vedo.
Niente 36,
Niente 36,
transenne.
Sfilano gli uomini dell'ILVA,
gli operai dell'acciaio,
ma non sono uomini d'acciaio è bene ricordarlo,
soprattutto quando li vediamo scendere in piazza esasperati,con le ruspe davanti alle prefetture.
Mi chiedo come si possa arrivare a mettere un lavoratore difronte alla scelta di difendere o il suo lavoro o la sua salute, perchè non me ne frega niente di quello che si sta facendo o si farà, mi importa soltanto di quello che non si è fatto.
Vorrei raccontarvi ancora, del mio sdegno, di quella città, di come mi piace guardarla in silenzio dal finestrino di un bus ma penso solo a quelle transenne.
Transenne.
di province meccaniche,
transenne
di città invisibili,
transenne
che vedo troppo spesso a sbarrare la strada di domani.
ma non sono uomini d'acciaio è bene ricordarlo,
soprattutto quando li vediamo scendere in piazza esasperati,con le ruspe davanti alle prefetture.
Mi chiedo come si possa arrivare a mettere un lavoratore difronte alla scelta di difendere o il suo lavoro o la sua salute, perchè non me ne frega niente di quello che si sta facendo o si farà, mi importa soltanto di quello che non si è fatto.
Vorrei raccontarvi ancora, del mio sdegno, di quella città, di come mi piace guardarla in silenzio dal finestrino di un bus ma penso solo a quelle transenne.
Transenne.
di province meccaniche,
transenne
di città invisibili,
transenne
che vedo troppo spesso a sbarrare la strada di domani.
Quando non c'era ancora la sentenza, pensavo che non sarei voluto essere il giudice. Ma onestamente, non volevo neanche essere un operaio, per cui il lavoro non è un vizio, eppure può far male lo stesso.
RispondiEliminaCi vuole coraggio anche a lavorare.
http://effecoco.blogspot.it/2012/12/blogger-we-want-you.html
Coraggio,fortuna, ma perchè le competenze non bastano più?
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