lunedì 14 febbraio 2011

Gli avamposti del nulla.



"Un treno in corsa furibonda su due lame di ferro, e dentro il treno un angolo di magica immobilità ritagliato minuziosamente dal compasso di una fiammella. La velocità del treno e la fissità del libro illuminato. L'eternamente cangiante multiformità del mondo intorno e l'impietrito microcosmo di un occhio che legge. Come un nocciolo di silenzio nel cuore del boato. Non fosse storia vera, vera storia, si potrebbe pensare: non è che la bellezza di un'esatta metafora. Nel senso che forse, sempre, e per tutti, altro non è mai leggere, che fissare un punto per non essere sedotti, e rovinati, dall'incontrollabile strisciare vie del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non fosse per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere. Si leggere per non alzare lo sguardo verso il finestrino, questa è la verità. Un libro aperto è sempre la certificazione della presenza di un vile - gli occhi inchiodati su quelle ricghe per non farsi rubare lo sguardo dal bruciore del mondo - le parole che ad una ad una stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamiamo libri - la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una sporcheria. Però dolcissima. [...] Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? Il dentro del mondo e il mondo di fuori."
tratto da CASTELLI DI RABBIA
di ALESSANDRO BARICCO


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